1915-1918 La Grande Guerra in Val d'Adige documenti

I forti italiani del Settore Val d'Adige - Monti Lessini    

I forti italiani del "settore Val d'Adige Monti Lessini" erano costituiti: da opere risalenti all'epoca austriaca, rimaneggiate tra il 1882 e il 1884, da forti poligonali edificati a partire dal 1885 e successivamente in parte riammodernati e da batterie blindate tipo "Rocchi", realizzate lungo la linea di confine tra il 1906 e il 1915.

Le fortificazioni anteriori al 1900 erano costruzioni protette esternamente da conci di pietra. All'interno erano ricavati locali con volte a botte e pareti realizzate con mattoni a cotto, rivestite con un leggero strato d'intonaco. Le strutture murarie erano rinforzate con terra riportata negli interstizi e sulle coperture.
Disponevano di artiglierie in casamatta e di postazioni in barbetta (a cielo aperto).

 

9° Reggimento Artiglieria da Fortezza Verona
Cartolina reggimentale
da: "Le forificazioni del Cadore (1904-1918) Vol. 4. Il forte di Col Vidal". Udine, Ribis, 1990
   

Nel 1884 la comparsa delle granate shrapnel (proiettili a frammentazione) e nel 1885 l'introduzione delle artiglierie da 150 mm resero queste costruzioni inadeguate alle "moderne" funzioni difensive.
Allo scoppio della guerra molti dei forti di costruzione più antiquata vennero destinati a semplici magazzini, altri a caserme.

Peschiera del Garda demolizione del Forte Cappuccini
 
Le opere "blindate", modello Rocchi, costruite nei primi anni del 1900, erano fortificazioni di montagna, dotate di artiglierie corazzate in pozzo. Presentavano generalmente una caserma, per l'alloggio della guarnigione, disposta in posizione defilata, spesso collegata alla fortificazione vera e propria per mezzo di una postierla (galleria sotterranea).

La polveriera di forma rettangolare era situata in una caverna e aveva il pavimento a tavole di legno. A protezione dall'umidità veniva eretta sui muri perimetrali un'intercapedine e costruite all'interno della grotta casette in mattoni.
Struttura dei forti in pietra e terra
Peschiera del Garda demolizione del Forte Cappuccini
tavola di R. Salvadori
da L'Illustrazione Italiana Anno XXXII n. 48 26 novembre 1906
   

Il prelevamento dell'esplosivo, costituito da cartocci di balistite avveniva mediante carrelli con ruote in fibra, spinti a mano lungo i binari che portavano dalle gallerie sotterranee ai montacarichi. In tutti i locali destinati a contenere gli esplosivi le fonti di illuminazioni erano schermate da una doppio strato di vetro per scongiurare scintille o reazioni fisiche.

La fortificazione vera e propria era costituita da un edificio rettangolare, realizzato generalmente su tre livelli in cemento stratificato. La struttura perimetrale veniva talvolta rifinita con muratura di pietrame e malta, con sassi esterni lavorati a scalpello e sagomati nei fori delle porte e delle finestre. Tutte le aperture verso l'esterno erano date di chiusure blindate.
Nel sotterraneo si trovavano i serbatoi dell'acqua potabile, le cisterne della benzina e i depositi di carbone.
Il pianoterra ospitava il locale dei generatori con i motori dinamo, alloggiati su zoccoli in pietra, il quadro elettrico in ceramica, disposto a parete, l'infermeria, le cucine e altre stanze adibite ad alloggio e magazzino. Sempre al pianoterra si trovava il locale comando, collegato con una scala in ferro all'osservatorio a scomparsa e messo in comunicazione con i singoli pozzi di artiglieria mediante tubi acustici.
Il piano rialzato era costituito dal blocco batterie, formato da un corridoio dal cui soffitto pendevano grossi aspiratori. Dal corridoio si dipartivano le riservette laterali e le rampe di scale che conducevano ai pozzi di artiglieria. Gli obici erano ricoperti da cupole in acciaio, alloggiate su meccanismi a rullo che consentivano una rotazione della piattaforma del pezzo di 360°. Il rifornimento delle munizioni avveniva dai montacarichi con carrelli su binari e carrucole utilizzate per superare le rampe delle scale che conducevano ai singoli pezzi. Tutte le operazioni di tiro venivano eseguite dagli artiglieri alla cieca predisponendo le coordinate trigonometriche e le cariche di lancio trasmesse con i tubi acustici. I calcoli, effettuati sulla base alle indicazioni provenienti dall'osservatorio, venivano eseguiti dagli ufficiali sulle tavole di tiro, disposte su un bancone della sala comando.

I dispositivi di difesa ravvicinata erano talvolta rappresentati da un vallo lungo la line del fronte e da elementi posti parte in superficie, trincee in cemento e parte al coperto.

Punti deboli nelle opere modello Rocchi erano i vani scale che conducevano ai pezzi, di spessore troppo esiguo per resistere al tiro delle normali artiglierie in dotazione all'esercito austro-ungarico. L'indebolimento della struttura era dovuto alla necessità di consentire lo sfilamento del pezzo verso l'interno del forte nelle frequenti operazioni di sostituzione della canna e dell'otturatore.

Un altro fattore che nel corso del conflitto si rivelerà risolutivo per la sorte dei forti italiani era rappresentato dalla particolare messa in opera del cemento. Il calcestruzzo era collocato a strati compressi, privi di armature in ferro.
Le fortificazioni così costruite potevano resistere ai tiri delle artiglierie da 280 mm, ritenute comunque le bocche da fuoco più grosse trasportabili sui terreni accidentati di montagna. I primi timori sulla resistenza delle opere "blindate" italiane iniziarono a diffondersi in fase di realizzazione. Nella primavera del 1912 l'Austria commissionò alla Skoda la costruzione del mortaio da 305 mm e alla Daimler Benz la fornitura di appositi trattori per il trasporto delle artiglierie e delle relative munizioni.

Il dramma si toccò il 12 giugno 1915 quando il forte di Monte Verena (Altopiano di Asiago), il più moderno dell'intero schieramento italiano, venne colpito da una cannonata da 305 all'altezza della terza cupola. Il proiettile penetrò nel corridoio di manovra, forò con un diametro di circa un metro il pavimento ed esplose nella riservetta sottostante, causando 39 morti. I successivi tiri austriaci provocarono il rovesciamento di enormi blocchi di calcestruzzo in vicinanza della quarta cupola, il crollo di buona parte della copertura del corridoio di batteria e la rottura dell'avancorazza della terza cupola. Il forte soprannominato nelle radiose giornate di maggio "il dominatore degli altipiani" era stato ridotto con pochi colpi ad un ammasso di pietre.

L'impossibilità di resistere al tiro degli obici pesanti austriaci e per la Val d'Adige l'eccessiva distanza delle opere "corazzate" dalla prima linea indussero il Comando Supremo Italiano a dare l'ordine di disarmare progressivamente tutti i forti del Veronese.

I cannoni del forte di Punta Naole, tolti dalle cupole vennero sistemati in batterie campali sulla linea Altissimo Varagna. Le artiglierie degli altri forti collocate sui "paiuli Maglietta" furono inviate sul fronte dell'Isonzo.
Rimase parzialmente armato solo il forte dell'Isola Trimelone con funzione di interdizione verso eventuali natanti austriaci provenienti da Riva del Garda.

Elenco dei forti

TAGLIATA CHIUSA VENETA

Opera di origine austriaca, posta a sbarramento della strada postale da Trento a Verona e della ferrovia per il Tirolo.

Costituita da una casamatta su due piani. Armata in origine con due cannoni.

Stato attuale: ruderi non visitabili, la fortificazione è stata sventrata per consentire l'allargamento della Statale del Brennero, i resti sono adibiti a magazzino privato.


FORTE CERAINO, GIÀ FORTE HLAWATY

Opera di origine austriaca, costruita tra il 1841-1842 sulla sinistra Adige in un ripiano a mezza costa lungo la strada militare che collega l'abitato di Ceraino alla frazione di Monte.

Si presenta come fortificazione a casamatta in pietra protetta da terra. Armata originariamente con nove pezzi di artiglieria era in grado di incrociare il tiro sulla piana di Rivoli con il forte Wohlgmuth. Venne ammodernata nel 1884 dagli italiani con l'aggiunta di 5 pezzi e la sistemazione di tutte le artiglierie in casematte con raggio di tiro di 120°. Fu utilizzata nella prima guerra mondiale come magazzino.

Stato attuale: opera in abbandono, in discreto stato di conservazione, visitabile con cautela (mancano tratti di pavimento).


FORTE MONTE, GIÀ FORTE MOLLINARY

Opera di origine austriaca, costruita nel 1849-1852 sulla sinistra della frazione di Monte, in posizione elevata sulla Chiusa, raggiungibile dalla strada militare che si inerpica ad est dell'abitato di Ceraino.

E' una fortificazione in muratura, con rivestimento in conci di pietra provenienti dalle cave del monte Pastello. Armata durante la campagna del 1866 con venti pezzi di artiglieria, parte in barbetta parte in casamatta, non subì particolari modificazioni con il passaggio al Regno d'Italia, salvo nella destinazione dei locali usati come polveriera.

Stato attuale: ruderi in cattivo stato di conservazione, su terreno privato. Le distruzioni delle opere murarie sono dovute alla deflagrazione degli esplosivi causata dall'imperizia degli abitanti del luogo, penetrati nella fortificazione per recuperavi materiale, dopo l'abbandono da parte delle truppe naziste nella primavera nella 1945.


FORTE RIVOLI GIÀ FORTE WOHLGEMUTH

Opera di origine austriaca, costruita nel 1854 sulla destra d'Adige a nord est del paese omonimo.

Fortificazione in casamatta circolare. Armata nel 1866 con 14 cannoni di cui 8 rigati a lunga gittata. Con il passaggio al Regno d'Italia subì l'inversione del settore di tiro, la rotazione di 180° del portale d'ingresso e la costruzione a sud in posizione defilata di una nuova caserma per le truppe di presidio. Utilizzata come polveriera dell'esercito italiano sino alla fine degli anni Ottanta è dal 2005 proprietà del Comune di Rivoli Veronese.

Stato attuale: in buone condizioni di conservazione, adibita a museo, ospita una sezione sulla prima guerra mondiale.


BATTERIA INFERIORE DI RIVOLI

Costruita dagli italiani nel 1884 sul lato nord est del vecchio forte austriaco.

E' una costruzione in muratura, con rivestimento in pietra. Era armata con artiglierie in barbetta, protette da parapetti e rivolte verso la Val d'Adige. Tutte le posizioni sono collegate da gallerie interne. Di concezione superata, collocata lontano dal fronte, nella prima guerra mondiale venne utilizzata come magazzino.

Stato attuale: adibita a museo, in ottimo stato di conservazione con numerosi particolari originali è di proprietà del Comune di Rivoli Veronese.


TAGLIATA DI CANALE - BATTERIA CODESPINO

Costruzione italiana risalente al 1884 è posta a sbarramento sulla strada Canale-Zuane, sulla destra idrografica dell'Adige.

Anche in questo caso, come le altre fortificazioni erette sul finire dell'Ottocento si tratta di un'opera, in muratura con rivestimento in pietra. Armata con pezzi in casamatta, era collegata per mezzo di una galleria alla batteria di Monte Codespino che la fiancheggia sulla sinistra. Nella prima guerra mondiale non svolse funzioni difensive.

Stato attuale: ruderi, la fortificazione è stata sventrata per consentire l'allargamento della strada.


FORTE SAN MARCO

Costruito in più riprese tra il 1888 e il 1913 era posto a difesa del versante occidentale della Bassa Val d'Adige. Sorge ad nord est di Caprino, in località Lubiara. E' una tra le costruzioni più imponenti del settore. Il bastione nord e il lungo fianco orientale si scorgono nitidamente dal fondovalle. Di forma rettangolare, munita di due cortili interni è costruita in muratura e conci di pietra. Le sue artiglierie erano disposte in barbetta e in casamatta.

Di concezione superata non venne mai usato per funzioni difensive.

Stato attuale:
ruderi, di proprietà privata non accessibili.


FORTE CIMO GRANDE (opera blindata)

Nel settore era l'opera tecnicamente più avanzata. Costruito a sud dell'abitato di Spiazzi, su uno sprone a 909 m. a picco, domina la piana della Val d'Adige fino a Serravalle. Ultimato nel 1914, disponeva di quattro cannoni da 149/35 A. (acciaio) in torre corazzata e di un osservatorio blindato a scomparsa. Il blocco delle batterie, in cemento compresso, protetto a nord da un ampio fossato è collegato con una galleria alla sottostante caserma, costruita in posizione defilata. Sul versante occidentale una postierla conduce alla polveriera sotterranea. I magazzini delle polveri erano uniti al blocco batterie attraverso dei montacarichi.

A seguito dello spostamento a nord del fronte e del disastro di Monte Verena venne disarmato.

Stato attuale: il forte utilizzato durante il fascismo come colonia estiva, si è mantenuto in discrete condizioni, l'intonaco e le ringhiere sono originali, mancano ovviamente le cupole corazzate, i condotti di aerazione, la strumentazione elettrica e parte degli infissi. Sul blocco delle batterie, sfruttando la posizione dominate dell'opera, sono stati posti dei ripetitori. Sorge su terreno privato. Per la mancanza di tratti di scale e la presenza di botole aperte si raccomanda cautela.


FORTE PUNTA NAOLE (opera blindata)

Dislocato sulle propaggini del Monte Baldo a quota 1675 m., dominava il settore Spiazzi - Ferrara di Monte Baldo. Costruito su tre livelli posti su due terrazzamenti artificiali, venne dotato nel 1913 di una caserma di presidio, edificata a sud in posizione defilata. Era armato con quattro cannoni da 149/35 A in torri corazzate.

Sul finire del 1915 le artiglierie del Naole furono collocate in posizione campale sul Monte Altissimo.

Stato attuale: il blocco batterie ospita una serie di ripetitori che ne alterano significativamente l'aspetto complessivo. Oggetto di interventi di consolidamento non è accessibile al pubblico. La piccola parte del blocco caserme rimasta integra viene oggi adibita a malga.


FORTE TRIMELONE (opera blindata)

Batteria da costa, edificata sull'isola omonima, a 300 m. dall'abitato di Assenza. Era armata con tre cannoni da 120/40 A in torri corazzate a tiro radente.

Sopravvissuta alla prima guerra mondiale venne affidata nel 1930 all'Impresa Angelo Cattelani di Idro e utilizzata come opificio per il disinnesco dei proiettili. In questa veste subì nella notte del 5 ottobre 1954 una grave esplosione che ne disintegrò le strutture. Si salvarono le riservette a sud e la darsena.

Stato attuale: ruderi non visitabili, un'ordinanza sindacale vieta l'approdo sull'isola per la presenza nei fondali di numerosi ordigni inesplosi.


FORTE MASUA (opera blindata)

Sorge nel Comune di Fumane a Nord del M.te Pastello. Costruito inizialmente su pianta poligonale in conci di pietra e batterie a cielo aperto, fu successivamente trasformato con l'aggiunta di una struttura rettangolare in opera corazzata. Era armato con sei cannoni da 149/35 A e operava con il dirimpettaio Forte Cimo Grande a sbarramento della Valle Lagarina.

Nella prima guerra mondiale venendosi a trovare in posizione troppo lontana dalla prima linea venne disarmato.

Stato attuale: proprietà privata in discrete condizioni di conservazione, non accessibile al pubblico.


FORTE MONTE TESORO (opera blindata)

Sorge nel Comune di Sant'Anna d'Alfaedo. Costruito su terrazzamenti artificiali. Era dotato di una batteria armata con quattro cannoni in pozzo da 149/35 A e doveva assolvere a funzioni di interdizione nella parte occidentale dei Monti Lessini.

Nella prima guerra mondiale venendosi a trovare in posizione troppo lontana dalla prima linea fu disarmato.

Stato attuale: utilizzato come deposito dall'Esercito Italiano sino a pochi anni fa si è conservato integro in buona parte delle strutture. La fortificazione in corso di alienazione dal demanio pubblico non è visitabile.


FORTE MONTE VIOLA (opera blindata)

Costruito al limite settentrionale del Comune di Grezzana era munito di quattro cannoni in pozzo da 149/35 A. La costruzione edificata in un avallamento su pianta rettangolare a tre piani è munita di cofano di gola in posizione di controscarpa. Negli intenti dei progettisti il forte doveva svolgere funzioni di sbarramento nel settore centrale dei Monti Lessini.

Anche in questo caso venendosi a trovare in posizione troppo defilata fu disarmato. Acquistato dal Comune di Grezzana nel primo dopoguerra venne ridotto a rudere dall'opera dei recuperanti.

Stato attuale: in condizioni precarie è attualmente oggetto di un intervento di restauro conservativo.


FORTE DI MONTE CASTELLETTO (opera blindata)

Fortificazione, costruita tra le valli di Squaranto e Mezzane. Originariamente in a casamatta in pietra, protetta da terra fu oggetto di interventi di ammodernamento con posizionamento di artiglierie corazzate in pozzo. La necessità di sfruttare gli spazi esistenti determinò una considerevole riduzione dell'interasse tra le cupole, portato dai canonici 28 m. ai 10 m.

Nella prima guerra mondiale venne usato come deposito di esplosivi, funzione che continuò ad assolvere anche nel secondo conflitto mondiale. Abbandonato dai militari italiani durante l'armistizio, fu oggetto di saccheggio ad opera di civili provenienti dai paesi di San Rocco e Velo. L'imperizia nel maneggiare le poveri conservate ne causò lo scoppio.

Stato attuale: scarse tracce ai lati di un vasto cratere.


FORTE DI SAN BRICCIO

Costruito nel 1886 sulle colline di Lavagno nella Lessinia orientale è un'opera a forma poligonale in muratura e terra.

Stato attuale: utilizzato come deposito di munizioni sino alla fine degli anni Settanta è attualmente in corso di alienazione da parte del demanio. Non è visitabile.


BATTERIA MONTICELLI

Opera di origine austriaca, costruita nell'omonima frazione del Comune di Lavagno in muratura e terra, con batterie in barbetta.

Stato attuale: non più esistente.

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