Sul
Biaena le fortificazioni austriache si vanno delineando
come delle ferite sulla immane faccia del monte.
Sono scorticature di rocce, tratteggi di terra mossa.
Il materiale scavato, trasportato dalle piogge,
ha formato delle colate chiare e rosate nei canaloni
e sulle pareti a picco delle creste. Si scava e
si scava lassù. Il Biaena, vario, tutto pianori
e dirupi, coronato da rocce a picco, fronteggia
un gomito della valle dell'Adige, al di là della
cittadina di Mori, e si presta ad una difesa di
sbarramento. Sulla sua vetta lo scoglio appare forato
da cannoniere: la fortezza più alta non è sul monte,
è dentro al monte. Ci sono voluti anni di lavoro
per annidare le artiglierie nel cuore delle immani
scogliere.
Le opere colossali che l'Austria aveva fatto sulle
formidabili barriere delle Alpi dimostrano, non
soltanto la preparazione minuziosa di una guerra
per noi inevitabile, ma dimostrano anche un concetto
altissimo del nostro valore. Non è contro un avversario
disprezzabile che si accumulano ostacoli di questa
mole. Quando noi ci sentivamo più deboli, l'Austria
c'indovinava forti, ci presentiva pieni di energie
imprecisabili, di risorse imprevedibili, di volontà
insospettate: nessuna posizione le pareva solida
abbastanza, e per poterci battere apprestava le
armi più numerose e possenti che la scienza militare
può fornire. |
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II Biaena, con le sue trincee che sembrano sospese come cornici
al bordo di pareti rocciose, coi suoi sentieri coperti che cercano
il cavo ombrato dai canaloni, con le sue batterie che s'intravvedono
nel verde delle boscaglie, con le sue fortezze nascoste nella
sagomatura turrita della cresta, il Biaena ampio, oscuro, ostile,
imponente, un pò velato nello sfondo della Valgarina,
è in fondo un monumento di paura.
I numerosi paeselli dalla parte nostra dell'Adige ricevono strani
messaggi dal nemico: sono proclami, avvertimenti, inviti, spediti
dentro bottiglie vuote che l'acqua trascina. Comunicazioni da
naufraghi. |
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EDITRICE SONZOGNO - MILANO
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