L'esercito
italiano nella sua preparazione si è preoccupato
anche d'immunizzarsi contro un metodo di guerra
usato dalla barbarie tedesca : i gas asfissianti.
Già sono allestite le maschere perché i soldati
possano, senza nocumento, affrontare i nemici, qualora
questi, anche sulle frontiere italiane, ricorrano
a tali slealissimi mezzi di guerra già deplorati
da tutto il mondo civile. |
|
Quali
siano precisamente i gas asfissianti usati dai tedeschi
in guerra non si può dire con certezza, ma si può
congetturare con molta probabilità. |
|
Infatti
- scrive P. Giacosa sul Corriere della Sera esponendo
alcuni studi fatti da lui e dal prof. Morselli -
le informazioni confermano che si tratti di cloro
e bromo, anidride solforosa e forse anche ipoazotide
o biossido di azoto. Si sa che i gas viaggiano in
strati che rasentano il suolo e in condizioni favorevoli
possono raggiungere uno spessore di più di due metri
: sono dunque gas pesanti, che non s'alzano nell'aria.
L'ossido di carbonio, più leggero dell'aria, rimane
escluso : questo gas, che si produce nella proporzione
del 50 per cento nella detonazione delle polveri
senza fumo, scompare così rapidamente che non se
ne trova traccia nella zona respirabile dopo lo
sparo delle artiglierie. |
|
Il
bromo pesa 5.5 volte più dell'aria, il doro 2.5,
l'ipoazotide 3 volte, l'acido solforoso 2.2 volte:
aprendo una boccia di bromo, i fumi gialli traboccano,
scendono lungo i fianchi della boccia e si adagiano
a terra. |
|
|
|
immagine
dal film "Fraulein Doktor" di Lattuada
|
|
Le
relazioni dicono di una colorazione verdastra o rossastra di
gas ; verdastro è il doro, bruno rosso il bromo e l'ipoazotide
; l'anidride solforosa è incolora e spande un odore irritante,
molto acuto. |
|
In
quanto agli effetti convien notare che questi gas non sono soltanto
nocivi alla respirazione: essi attaccano la mucosa della congiuntiva
dell'occhio, danno bruciore, lacrimazione, congiuntiviti gravissime
e perdita della vista. Di più, attaccano la pelle. Ma nell'ordine
della loro imminenza precedono i pericoli della respirazione
che possono dare pneumoniti tossiche gravi e dolorose, anch'esse
mortali. |
|
Le
maschere difendono soltanto i polmoni, scongiurano perciò il
pericolo primo e più grave ; esse devono adattarsi bene ai rilievi
e alle infossature delle guance, del mento e del naso, affinché,
durante la inspirazione che crea una pressione negativa, non
si faccia un richiamo d'aria per le commessure. |
|
Questa
è la grande difficoltà della maschera, che per essere perfetta
dovrebbe avere un recipiente adatto a contenere i reattivi antitossici
più efficaci, chiusi in modo da non poter venire in contatto
con la pelle, e nello stesso tempo combaciare esattamente. |
|
Condizioni
essenziali perché la maschera protegga validamente sono : che
la maschera offra il minore ostacolo possibile al passaggio
della corrente, d'aria; perché si deve notare che una lieve
difficoltà a respirare, massime quando la respirazione è accelerata
per la concitazione dei movimenti, non si può sopportare senza
che si induca un senso di ambascia crescente, assai penosa;
o che, per l'azione del gas asfissiante sopra il materiale della
maschera, non si formino sostanze pericolose e irritanti la
pelle. |
|
|
E
il prof. Giacosa aggiunge che bisogna anche difendere
gli occhi e per ciò consiglia l'uso di una cuffia
che chiuda tutto il capo, scenda al collo dove possa
legarsi con un sottogola, oppure serrarsi nel bavero
della giubba rialzato o sotto la cravatta : qualche
cosa sul tipo dei passamontagna usati contro la
tormenta. Potrebbe essere fatta anche di stoffa
leggera, ma fitta, perché un buon arresto sufficiente
per la durata dell'azione dei gas lo darebbe sempre.
Dovrebbe avere all'altezza degli occhi un'apertura
trasversale chiusa da una lamina di mica o di celluloide,
la quale permettesse ai due occhi di guardare liberamente;
un'altra apertura davanti alla bocca potrebbe ricevere
come in una busta il batuffolo di cotone imbevuto
di soluzione o caricato di sali in polvere; oppure
l'apertura potrebbe essere libera, l'orlo imbottito
di cotone in modo da comprimere sulla maschera adattata
previamente al viso. |
|
sala
bagni per colpiti da gas - foto S.F.E.I.
|
|
|
|
Questa
maschera è quella dell'esercito inglese: con essa tutto il viso
rimane coperto, e presso del setto nasale, sino a metà della
fronte, vi è la protezione trasparente della celluloide. |
|
|
|
L'officina
di Monfalcone
|
|
|
Quando
i nostri soldati sono entrati a Monfalcone hanno avuto
la prova che gli austriaci avevano l'intenzione di usare
contro di loro i gas asfissianti. Si era infatti trasformata
un'officina, in cui si fabbricava soda ammoniacale, in
laboratorio per la produzione di gas, non solo da racchiudere
nelle granate di cannone, ma in serbatoi e in canalizzazioni
speciali.
Da un mese gli austriaci si erano accinti all'opera senza
interruzione, lavorando giorno e notte, installando condotte
sotterranee che dal laboratorio di Monfalcone arrivavano
all'Isonzo. Il laboratorio prima fu danneggiato dalle
bombe degli aviatori e dalle cannonate dei cacciatorpediniere,
poi occupato definitivamente dalle truppe appena entrate
in città.
Questa officina ha un'importanza somma per l'Italia, sia
agli effetti militari, perché era l'unica che in Austria-Ungheria
producesse gas asfissianti, sia per l'industria chimica
italiana, non esistendo nel Regno fabbriche di soda ammoniacale,
della quale si consumano circa 5000 vagoni all'anno, importati
dall'estero.
Appunto nello stabilimento per il carbonato di soda "
Adria ", creato nel 1913 dalla Società Adriawerke, ditta
sostenuta dai maggiori istituti bancari, e fra questi
dalla casa Rothschild, si fabbricavano i gas asfissianti.
Principale obbiettivo della Società era, per il passato,
quello di inviare i propri prodotti di soda e cloruro
in Italia, dove purtroppo l'importantissima industria
non esiste, con grave danno di molti stabilimenti, fra
i quali non ultimi quelli per gli esplosivi. |
bomba
a gas austro tedesca
|
|
|
|
|
Una
casa straniera che tiene quasi il monopolio del prodotto, mossa
dalla concorrenza della fabbrica di Monfalcone, iniziò la costruzione
di uno stabilimento del genere a Castiglioncello presso Livorno,
sfruttando un sale che si trova nel Volterrano ; ma la guerra
europea ne impedì l'esercizio. |
|
Lo
stabilimento di Monfalcone era invece in pieno esercizio, ed
ora potrebbe - sfruttato dagli italiani - fornire all'industria
italiana i prodotti sodici. |
|
|
CASA
EDITRICE SONZOGNO - MILANO
|
|
|
|